CGIA di Mestre

Renzi e soci e la linea del Piave, di Angelo Sollazzo

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La linea del Piave, la madre di tutte le battaglie, erano rappresentate per Renzi ed il suo Governo dalla nuova legge elettorale e dalle cosiddette riforme costituzionali.

Tali provvedimenti avrebbero risolto tutti i problemi del Paese, e non si capisce come e perché, a cominciare da quelli economici.

Anche gli osservatori più attenti facevano osservare che voler mischiare il diavolo e l’acqua santa non aveva senso, tranne che per lo sprovveduto Centro Studi della Confindustria renziana.

Ora la linea del Piave è caduta, le truppe di difesa si ritirano in disordine, l’Italicum può essere modificato, anzi non funziona più, nonostante le difese ad oltranza di Maria Boschi che non sa più che pesci pigliare, se il suo Capo accetta che il Parlamento cambi ciò che per mesi entrambi avevano definito intoccabile e la migliore legge elettorale possibile.

Ma già si sentono scricchiolii anche sul fronte delle pseudo-riforme costituzionali.

La paura di perdere il referendum, che sta divenendo una certezza, consigliano al Premier maggiore prudenza, nascono come funghi in tutta Italia i Comitati per il NO, e le motivazioni addotte sono inattaccabili e concrete.

Se poi tali provvedimenti dovevano risolvere i gravi problemi derivanti dalla crisi economico, gli effetti sono esattamente all’opposto.

La produzione industriale frena pericolosamente, il sistema bancario barcolla, dopo il capolavoro della Banca Etruria e delle Popolari, il Jobs Act è stato un totale fallimento ed un regalo al mondo confindustriale, con, nel 2016, un -78% dei contratti a tempo indeterminato e con un aumento del 43% dei voucher liberalizzati.

La “deforma “ della scuola avvantaggia quella privata e danneggia la pubblica che sta assumendo connotati aziendalistici e d’elite, nonostante la contrarietà di tutto il mondo scolastico, la deflazione blocca i consumi con il -0,2%, riportandoci ai valori del 1959 (fonte CGIA di Mestre), le bollette per le famiglie riprendono a salire. e infine per evitare l’aumento dell’IVA bisogna trovare almeno cinque miliardi di euro.

Nel passato Premier, ministri e vice-ministri quando sbagliavano analisi, proponevano e votavano leggi e provvedimenti errati si dimettevano.

Cambiare idea si può, importante e trarne le conclusioni facendosi da parte.

Angelo Sollazzo