Mese: agosto 2020
Referendum: un voto menomato. di Angelo Sollazzo
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Ci troviamo di fronte a decisioni che lasciano interdetti, come quella della Corte Costituzionale che respinge il ricorso dell’Avv. Sen. Besostri sulla election-day, e quella che vede la politica portarci ad un voto in una situazione assolutamente carente di democrazia che compromette gli equilibri costituzionali.
A parte la disparità di rappresentanza tra Regioni con meno popolazione e quelle più grandi, diventa assurdo impedire ad intere aree del Paese di avere la giusta rappresentanza nelle Camere e consentendo ai capi-partito di eleggere un Parlamento di fedelissimi, anche in assenza del voto di preferenza. Insomma un Parlamento che non conterà più nulla e tutto sarà deciso dalle segreterie dei partiti, in barba al controllo democratico.
L’articolo 48 della Costituzione recita che il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Ora vi sono circa cinque milioni e mezzo di cittadini italiani che vivono all’estero e che in gran parte non potranno esprimere il loro voto referendario.
Sicuramente non sarà consentita alcuna campagna elettorale, causa la gravità della pandemia che ha colpito gran parte dei Paesi di accoglimento dei nostri connazionali, sarà anche impedita la espressione di voto per motivi organizzativi, come sempre successo per il voto politico nazionale, non si potrà votare per il rinnovo dei Consigli Regionali, in quanto sempre a causa Covid 19, non potranno rientrare in patria e che, con il sistema della legge per il voto degli italiani all’estero, legge chiaramente incostituzionale, non si potrà votare per corrispondenza ma solo rientrando in Italia.
Insomma per milioni di Italiani il voto non sarà né libero, né uguale.
Sempre che non si abbia una recrudescenza del contagio anche in Italia, ed allora il voto sarà solo per pochi intimi.
Non voler rinviare le elezioni costituisce un atto di arroganza e di tracotanza verso le forme di rappresentanza democratica.
La sinistra batta un colpo. Ma quale? Il PD sta divenendo una forza centrista e protesa solo al potere. Altri sono ben poca cosa.
Il PSI oggi compie 128 anni, primo partito dei lavoratori in Italia, deve essere saldamente ancorato a sinistra e lavorare per ricostruire la casa comune di tutti i socialisti dispersi nella galassia di associazioni e circoli che si onorano di essere socialisti. Certo contano poco. Ma almeno si fanno sentire.
Angelo Sollazzo
La politica dei paraculo. di Sergio Bagnasco
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Sino a meno di un anno fa per il M5S il taglio dei parlamentari richiedeva un piccolo adeguamento della legge elettorale; cosa che effettivamente fu fatta a maggio 2019 (legge n. 51/2019).
Poi cambiò la maggioranza e in nome di un accordo di governo il M5S spesò la tesi, sino ad allora respinta, che ci volesse una legge elettorale di tipo proporzionale per bilanciare la riduzione dei parlamentari.
Adesso sentiamo Di Maio invitare a votare SI al referendum sul taglio dei parlamentari ma allo stesso tempo afferma che prima del voto occorre che almeno una camera approvi la nuova legge elettorale perché con il taglio dei parlamentari ci vuole un sistema di tipo proporzionale. E aggiunge che non ci sarà bisogno dell’aiutino di Berlusconi
Avanti tutta con i paraculo!
Di Maio, in perfetta continuità con Renzi, ci sta dicendo che la legge elettorale è una questione della maggioranza; la sua ignoranza politica evidentemente non gli consente di comprendere cosa significhi stabilire le regole del gioco in un sistema di democrazia parlamentare.
Allo stesso tempo ci presenta la nuova legge elettorale di tipo proporzionale come una garanzia per bilanciare la perdita di rappresentatività dovuta al taglio dei parlamentari.
Ancora una volta ignoranza o disonestà intellettuale perché una legge elettorale, per quanto importante e necessaria, nel nostro sistema è una semplice legge ordinaria che non potrà mai bilanciare una riforma costituzionale perché un’altra maggioranza domani potrebbe in due ore modificarla, d’altra parte stiamo parlando di approvare la SESTA legge elettorale nazionale in appena 27 anni!
Infine, eccoci alla magica legge proporzionale che di proporzionale ha ben poco perché mantiene 29 circoscrizioni per l’elezione dei Deputati e la base regionale per l’elezione dei Senatori.
Ora, è vero che è la Costituzione a prevedere l’elezione su base regionale dei senatori ma lo fa proprio all’art. 57 che il M5S ha voluto modificare senza toccare questo aspetto. Così, passando a 200 senatori ci ritroveremo – anche con il proporzionale puro – che il Friuli Venezia Giulia eleggerà solo 3 senatori; non solo non potranno essere garantite le minoranze linguistiche di cui all’art. 6 della Costituzione ma tutte le zone periferiche, rurali, poco popolose saranno marginalizzate ed escluse a priori dalla rappresentanza politica: tutta la partita elettorale si giocherà a Udine e Trieste.
Stesso discorso si verificherà in Abruzzo, Calabria, Liguria, Umbria, Marche, Basilicata, Sardegna … tutte regioni in cui saranno eletti da 3 a 6 senatori con una soglia naturale per avere un eletto che va dal 33,33% al 16,67% con inevitabile compressione del pluralismo e della rappresentanza politica. Solo i partiti maggiori avranno degli eletti.
Alla Camera le cose non andranno diversamente perché la proposta di legge elettorale prevede 29 circoscrizioni di cui una è la Valle d’Aosta e l’altra è l’Estero. Ne consegue che le altre 27 circoscrizioni dovranno eleggere 391 deputati con una media di 14,5 deputati per circoscrizione e quindi una soglia naturale media del 6,9%: chi sarà sotto questo livello dovrà fare affidamento sui resti per avere qualche eletto.
Come se non bastasse, questa nuova porcata stellata non restituisce agli elettori il diritto di scegliere i propri rappresentanti perché non prevede il voto di preferenza.
Riducendo i parlamentari, per mantenere un minimo di pluralismo indispensabile in un sistema di democrazia e di governo parlamentare, bisognerebbe avere poche circoscrizioni per l’elezione della Camera e superare il criterio regionale di elezione del Senato.
Questa legge elettorale e questa riforma costituzionale non realizzano nessuna di queste premesse.
Ancora una volta siamo di fronte a una politica che percula i cittadini lasciando passare l’idea che c’è una soglia legale del 5% per partecipare alla ripartizione dei seggi quando in realtà la soglia naturale è decisamente più alta in quasi tutte le circoscrizioni e regioni.
Sergio Bagnasco