Nicola Zingaretti

Votare NO. di Alberto Angeli

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Chi contro all’opinione d’altri ha predetto il successo di una cosa nel modo che poi segue, non si pensi che i suoi contraddittori, veduto il fatto, gli dieno ragione, e lo chiamino più savio o più intendente di loro: perché o negheranno il fatto, o la predizione, o allegheranno che questa e quello differiscano nelle circostanze, o in qualunque modo troveranno cause per le quali si sforzeranno di persuadere a se stessi e agli altri che l’opinione loro fu retta, e la contraria torta”.  (Leopardi – Pensieri ). Dunque, nessun accordo tra PD e i 5stelle sul voto del 20 e 21 settembre, che interesserà circa 18 milioni di votanti e 7 regioni, oltre a 2000 votazioni di enti locali. Chi aveva avanzato una previsione ( magari ricorrendo al principio di falsificabilità della predizione scientifica ricorrendo a Popper ) “ ha predetto il successo di una cosa” che sarà negata da altri, sicuramente dai 5stelle, i quali si potranno rifare con il successo che pronosticano di poter conseguire con la conferma del taglio dei parlamentari. Questo risultato negativo si aggiunge agli altri insuccessi politici che il PD, soprattutto Zingaretti, avrà annotato nel suo blocco notes, la cui lista comincia ad essere di notevole peso, alla quale potrebbe aggiungersi il risultato elettorale del 20/21 settembre e, senza una sua pronta e decisa reazione, anche quello del referendum sul taglio dei parlamentari.

L’inganno è stato atroce. Il voto dei 5stelle su alleanze e mandato, cui è seguita l’amletica risposta di Di Maio, è stato come il canto delle Sirene per Zingaretti, confortato poi dall’intervento di Conte, che ha caldeggiato il sogno di un’alleanza PD 5stelle, almeno in questo presente, per poter gestire lui i prossimi importanti passaggi fino alla elezione del nuovo capo dello Stato, cioè alle soglie del 2022. Ora, per il PD, è il momento di svegliarsi e prendere coscienza che solo ritornando nella realtà della storia, della sua origine, può arginare la deriva caotica e pericolosa per la democrazia, che si prospetta nel caso prevalga, magari per pochi voti, la linea dei 5stella sul taglio dei parlamentari.  Infatti, ormai dovrebbe essere chiaro che la tagliola autoritaria sulla quale si voterà il 20/21 settembre, serve ai 5stelle per obiettivi incompatibili con la democrazia e con una visione dello stato fondato sul mandato parlamentare ( non populista ) e fermamente ancorato ai principi costituzionali quale unica garanzia per uno svolgimento ordinato e autorevole del potere rappresentativo.

In questo convulso momento i socialisti, e ciò che rimane della sinistra e del liberalismo democratico, sono gli unici ad organizzare una resistenza contro il tentativo di trasformare ( non riformare ) la nostra democrazia e il sistema parlamentare, attivandosi nei modi che le difficoltà organizzative e scarsità dei mezzi informativi concedono loro per richiamare l’attenzione dei cittadini a votare NO al referendum. L’affermazione del NO annichilirebbe il disegno dei 5stelle e concederebbe alla sinistra una nuova possibilità di ricostruire un fronte di lavoro e riorganizzare la sua presenza nel difficile processo politico che segnerà il presente e il futuro del nostro paese. Solo la sinistra, allora, riacquistata la sua funzione, potrà dare corso alle riforme di cui tutti avvertiamo la necessità: istituzionali, mercato del lavoro, ambiente, clima, formazione, sanità, ricerca, welfare, previdenza, e lotta per il superamento delle disuguaglianze e le discriminazioni di genere, di razza e di religione.

Ecco, votare NO il 20 e il 21 può determinare questi cambiamenti. Lavoriamo per un successo di questa linea e per sconfiggere la destra e il disegno di trasformazione del nostro sistema democratico.

 

Alberto Angeli

NO al taglio dei parlamentari. di Alberto Angeli

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E quindi il segretario del PD, Zingaretti, esprime contrarietà al referendum: “Non condivido quel referendum e credo sia stato un errore sottoscriverlo, anche se rispetto chi lo ha fatto, anche nel Pd. Abbiamo votato sì alla riforma non perché convinti, ma perché era nell’accordo di governo, assieme a garanzie di cui tutti ora si devono fare carico. Ma rischia di diventare un referendum sul parlamentarismo, in tempo di populismi”; questo è quanto dichiara all’assemblea Nazionale del PD di sabato 22. E a questa rivisitazione perviene dopo che per ben tre volte in aula il PD ha votato NO. Poi, alla quarta votazione e a governo giallo-rosso già formato, ha votato si. Un ravvedimento intervenuto non per guadagnare un oscar alla coerenza ( come dice Osca Wilde: la coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive d’immaginazione), per convinzione, poiché serviva a chiudere la trattativa con di Maio, al quale concedeva l’occupazione di poltrone di prestigio e il taglio dei parlamentari da assumere come simbolo dell’anti casta ( un puro atto populista e contro la democrazia parlamentare ).

Altra causa del discredito del Parlamento è la propaganda di tipo squisitamente fascista che certi giornali e certi partiti continuano a fare anche oggi contro le istituzioni democratiche e più in generale contro ogni forma di libera attività politica: il qualunquismo, prima di diventare un partito che mostra riprodotte in se stesso e ingrandite le pecche e i travagli che quando sorse rimproverava agli altri partiti, non ebbe da principio altro programma che quello, essenzialmente negativo, della insofferenza e della cieca ostilità alla politica, ed ebbe qualche fortuna in certi ceti proprio perché, invece di affaticare il pubblico col forzarlo a pensare a difficili problemi d’ordine generale, lo chiamava allo spassoso tirassegno (tre palle un soldo), consistente nel ricoprire di fango e di contumelie personali gli uomini politici di tutti i partiti al potere. Così nel pubblico, sempre avido di scandali e sempre pronto a credere alla altrui disonestà, si va sempre più diffondendo la convinzione che il Parlamento sia una scelta di ciarlatani ed affaristi, che, colla scusa del bene del popolo, non hanno altro scopo che quello di arricchirsi alle sue spalle”. Queste sono le parole di PIERO CALAMANDREI,, tratto da un breve saggio titolato: “ Patologia della corruzione parlamentare”, edito da Storia e Letteratura, riportate allo scopo di comprendere il grigiore, la nullità del pensiero dei nostri rappresentanti, rispetto alla grandezza e lucidità intellettuale di uno dei più noti e studiato tra i fondatori della nostra democrazia Parlamentare.

Certamente tra i 5Stelle e la democrazia c’è una rivalità insanabile. Già nel giugno 2013 Grillo si scaglia contro la Presidente Boldrini dichiarando che il Parlamento non serve a nulla: «La scatola di tonno è vuota»; «potrebbe chiudere domani»; «é un simulacro»; «la tomba maleodorante della Seconda Repubblica». Mentre nel giugno 2018, a Roma, grida: “«Parlamentari estratti a sorte “, oppure : “Dobbiamo capire che la democrazia è superata”. Ecco con chi governa il PD! Al netto di Renzi e del Conte II, al PD sembra non rimanere che inseguire i 5stelle sul terreno del populismo. Queste cose Zingaretti le conosce sicuramente, ma per convenienza le ignora. Una convenienza perigliosa, che mette in pericolo la democrazia e la rappresentanza parlamentare, poiché con il taglio dei parlamentari si determina un vulnus al cittadino/elettore, al quale viene sottratto il diritto di scegliere il rappresentante da votare. Infatti, con la ridisegnazione dei collegi più grandi degli attuali si determina un distacco tra elettore e candidato. Inoltre, si tratta di una riforma oligarchica poiché consegna la cosa pubblica nelle mani di pochi eletti e delle segreterie dei partiti. Anche l’elezione del Capo dello Stato potrebbe subire alterazioni costituzionali, palesandosi infatti la possibilità che sia una maggioranza di una parte politica a dominare nella sua elezione; un pericolo possibile potrebbe generarsi inoltre dal voto dei parlamentari nella Circoscrizione estero, tale da risultare decisivo nella tenuta deli governi. Queste sono solo alcune delle indicazioni da richiamare a sostegno del NO al taglio dei Parlamentari, che sono comunque l’essenza di una fondata linea alternativa alla politica di aggressione alla democrazia e al modello rappresentativo che i nostri Padri costituzionali hanno deliberato e lasciato a noi come eredità da difendere ad ogni costo.

Zingaretti si propone di cambiare il PD, anche nel nome, e di aprire il nuovo soggetto alla società, ai movimenti, ma non riesce ancora a liberarsi della sua anima integralista, la quale esercita una prevalente capacità di orientamento e spinge il partito in una direzione che lo allontana dal mondo del lavoro, ne annichilisce la reazione di fronte alla prepotenza dei 5stelle sui temi della sicurezza, della prescrizione, sull’accoglienza e integrazione, sulla riforma del mercato del lavoro e la lotta contro le diseguaglianze; la riforma della scuola, dell’università, investimenti a favore della ricerca, magari rivedendo l’assegno di cittadinanza universalizzando il Welfare, rivedere il sistema pensionistico anche alla luce del fenomeno demografico, introducendo un massimo di pensione e un minimo, applicare alla contrattazione il principio dell’erga homnes. Che, per il cambiamento auspicato, sono i punti possibili di un programma sul quale misurare e calibrare la proposta di un progetto per un nuovo modello di sviluppo.

C’è una contraddizione logica nella linea di Zingaretti, quando afferma di volersi impegnare per la trasformazione del PD aprendo alla società, a cui però fa seguire la sua contrarietà al referendum contro il taglio dei parlamentari ( ma non è il popolo il depositario della democrazia?), che non potrà risolvere permanendo irretito in una visione politica che non disegna, per il paese, una prospettiva di cambiamento rivoluzionario rispetto alla realtà in cui si trova ad operare. Allora, se proprio volesse dare prova di una volontà gramsciana mettendo in atto una prassi dialettica promuova e organizzi un rasselmblement aperto alla partecipazione delle forse riformiste, di sinistra, ai movimenti e al mondo del volontariato con all’ordine del giorno alcuni punti programmatici identificabili con un progetto di trasformazione del modello economico, sociale e culturale del paese. Non inventi un nome, non si affanni alla ricerca di nuovi ideali, poiché il socialismo è la risposta e l’unica vera alternativa sulla quale fondare la ragione di un impegno politico e di lotta da offrire ai lavoratori, ai pensionati, al mondo della creazione, della cultura e della ricerca. Insomma a quella parte migliore del nostro popolo che non intende arrendersi alla destra nazionalista e populista, e che sicuramente saprà riflettere anche in questo momento in cui è chiamata a decidere il suo futuro, votando NO al taglio dei parlamentari.

Alberto Angeli