Dal 4 dicembre al 18 giugno. Socialisti in Movimento: Assemblea nazionale per la democrazia e l’uguaglianza

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L’appuntamento politico-elettorale del 2018 sarà, per gran parte del popolo socialista, l’occasione di una verifica delle scelte compiute nel corso degli ultimi anni.

Nel corso degli anni siamo diventati tutti consapevoli del fatto che il puro e semplice richiamo alla nostra identità non ha in sé alcuna capacità di attrazione.

Ma nel frattempo ci siamo divisi sulle conseguenze da trarne. Da una parte quanti hanno pensato che il richiamo al socialismo non avesse più senso nella società italiana del ventunesimo secolo. Dall’altra quelli che, come noi, ritengono che il difetto fosse essenzialmente nostro: nella nostra incapacità ad offrire risposte adeguate alla domanda potenziale di socialismo e di democrazia che pure esisteva ed esiste nel nostro paese e che ritengono che la questione socialista si aprirà nella sinistra italiana così come si è aperta in molti altri paesi.

Di qui la nostra totale adesione – come Socialisti in Movimento – alla battaglia referendaria per il No. Scelta ampiamente ripagata dal risultato del 4 dicembre. Un risultato che abbiamo raccolto, insieme, con grande entusiasmo e con grande rispetto. Con grande entusiasmo perché abbiamo avuto modo di constatare, senz’ombra di dubbio, che posto di fronte ad un quesito, che non investiva semplicemente il contenuto di una riforma ma anche la natura del leader e del governo che l’aveva proposta e più in generale le politiche economiche e sociali della seconda repubblica, il popolo italiano avrebbe risposto con un sonoro No. Con grande rispetto perché eravamo convinti che questo No non appartenesse a nessuno e non potesse essere utilizzato da nessuno per i propri fini particolari; ma che, invece, obbligasse tutti a seguirne le indicazioni.

Seguirne le indicazioni” significava almeno tre cose. Mantenere l’operatività unitaria dei comitati creati in vista del referendum; contrastare e cercare di modificare le politiche che gli italiani avevano condannate; e, infine, operare, da subito perché le attese espresse dal voto trovassero un adeguato e, aggiungiamo subito, autonomo punto di riferimento nel prossimo parlamento.

A nostro parere, nei sei mesi che sono intercorsi tra il 4 dicembre e il nostro appuntamento di Roma, poco è stato fatto in queste tre prospettive: un vuoto sostanziale nell’iniziativa dei comitati; l’affermarsi incontrastato di pratiche e di scelte di governo in totale controtendenza rispetto alle aspettative della maggioranza degli italiani; e infine il concentrarsi del dibattito politico intorno alle formule, alle persone, alle leadership e persino il ritorno dell’Ulivo e del vecchio centrosinistra, che nel migliore dei casi non hanno nulla a che fare con i nostri problemi e, nel peggiore, ne ostacolano gravemente la soluzione.

Oggi, l’appello Falcone/Montanari e l’incontro di Roma per gestire insieme gli sbocchi del voto del 4 dicembre, rappresentano un ritorno al punto di partenza e insieme un richiamo ad una correzione di percorso.

In primo luogo: il richiamo al ruolo essenziale delle strutture di base, degli apolidi, della sinistra frantumata e dispersa per un processo che, in linea di principio, esclude solo coloro che “non ci stanno”; il carattere unitario di questo processo a immagine e somiglianza di un No che coinvolge i liberali così come la sinistra radicale; e, infine e soprattutto, lo sbocco politico, con la presentazione di una lista unitaria “per la democrazia e per il lavoro”.

Da oggi i Socialisti in Movimento, nati dall’ esperienza dei Comitati Socialisti per il No, si sentono partecipi, con la dignità dei propri valori, di questo nuovo progetto politico, da costruire insieme, per proporre al paese soluzioni coraggiose e affrontare la grave crisi sociale e politica che attraversa.

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