Il PSI non è terminato nel 1992! Un patrimonio politico che non può essere di altri, di Paolo Gonzales

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Il servizio sulla storia del PSI, riproposta da RAI STORIA l’8 luglio c.a.,risulta ben fatto anche se risente della ovvia ristrettezza dei tempi tecnici. Molto puntuali i commenti e in particolare della professoressa Simona Colarizi che chiarisce, con argomentazioni ed analisi non contestabili, i veri motivi che hanno determinato la svolta politico-giudiziaria del ’92. Ma la storia del PSI non si limita ai soli grandi leader del servizio: Nenni, De Martino e Craxi così come non sono terminati nel ’92 il ruolo ed i valori del socialismo nel nostro Paese e fuori dai nostri confini. Manca un benché minimo accenno ad una grande parte storico-politica che è quella molto più direttamente riferibile al mondo del lavoro, alla scuola, al meridione, alle risposte concrete che hanno dato i socialisti per la crescita democratica, sociale, culturale ed umana della nostra società e di tutta la società europea ed internazionale.

Vale ricordare il contributo di alcuni altri importanti leader quali Giacomo Mancini, Lombardi, Codignola, Antonio Landolfi; Sisinio Zito, Signorile, Ruffolo e tantissimi altri che hanno avuto un ruolo determinante per il radicamento dei principi e valori del socialismo nelle popolazioni del nostro Paese e dove esistevano condizioni di non libertà. Giova riportare parte della “lettera ai calabresi” di Giacomo Mancini del 29 gennaio 2000, nel ricordo del segretario B. Craxi:

[…] Il PSI deve impegnarsi per sfatare una falsità che qualcuno ha interesse a diffondere e che riguarda la sua storia. Dobbiamo dire, gridare se necessario, che il PSI è stato sempre un partito dell’area di sinistra, non socialdemocratico, Nessuno può decidere che la nostra presenza in quest’area sia usurpata. Il PSI è stato a sinistra in tutta la sua storia, anche con la segreteria Craxi. Elemento determinante della nostra storia, che ha comportato il pagamento di prezzi altissimi, è stato sempre l’attenzione per chi operava a sinistra, da Nenni al momento della scissione saragattiana, a Craxi che è rimasto nel partito al momento della scissione di Tanassi. A questa nostra collocazione nazionale e internazionale dobbiamo restare fedeli… specialmente in ogni campagna elettorale alla quali dobbiamo dare un forte connotato di presenza socialista.

In tutti i periodi, i socialisti hanno concorso, anche più di altri, al successo dei programmi e delle posizioni moderne del socialismo italiano ed europeo. Dobbiamo difendere queste caratteristiche e non saremo mai alleati della destra […] senza di noi la destra vince. Quella parte della destra che abbiamo visto ai funerali di Craxi non può ritenere di giovarsi né del nostro dolore né della nostra giusta polemica nei confronti di non è stato nostro amico in questi ultimi anni.

L’espiazione socialista deve avere fine ed i socialisti devono farsi sentire […] siamo il partito della verità e tra le verità c’è anche quella che molto socialisti che sono stati in passato vicino a Craxi devono rendersi conto che non è questo il momento delle loro riabilitazioni, è il momento del riconoscimento dei loro errori. Agendo con onestà possiamo riacquistare un posto nella storia italiana. Quel posto ci spetta, ne siamo orgogliosi e vogliamo insegnare questo orgoglio alle nuove generazioni, che dovranno riprendere un discorso bruscamente ed ingiustamente interrotto. Questo deve essere il nostro obiettivo di noi socialisti, di noi che qui oggi ci ritroviamo in un abbraccio doloroso, ma anche aperto ad una rinnovata voglia di esserci, di farsi sentire, di fare emergere ideali mai dimenticati di cui nessuno può privarci. […]”

Nel servizio, inoltre, manca il riferimento sia il fatto che l’assenza dei valori socialisti nello schieramento politico e nel governo del Paese ha determinato un svolta “conservatrice” che anche questo governo non intende abbandonare e che la nostra società ha sete di socialismo non fosse altro per le disuguaglianze che hanno determinato e stanno determinando nel corpo e nell’ambiente sociale i vari governi succedutesi nell’arco degli ultimi anni.

Ritengo, a margine di questa lettera di Giacomo Mancini riproposta, che noi socialisti di oggi riteniamo di avere un patrimonio politico di anni di lavoro e di impegno e non crediamo che esistano validi motivi per regalarlo ad altri partiti e ad altre formazioni politiche, in particolare oggi dove la politica degli ultimi governi ha dimenticato se non affossato la “questione sociale” nella gestione del potere quotidiano.

Per quando riguarda il Partito, noi compagni di base confidiamo nella attenzione dei nostri dirigenti per il semplice fatto che, così come ci hanno insegnato i nostri leader socialisti, abbiamo grande rispetto e fiducia nel partito e verso il gruppo dirigente anche quando non concordiamo sulle posizioni e scelte politiche. Se interveniamo lo facciamo per sconsigliare gesti, comportamenti scorretti e non in linea né con il nostro passato, ma soprattutto con quanto di oggi significa socialismo in Italia ed in Europa.

Non è nostro costume ricorrere a sistemi che discreditano il partito ed il ruolo che ha avuto per lo sviluppo democratico del nostro Paese e in molti Paesi del pianeta. Chiediamo allora se possiamo dire di no a questo PD? Possiamo dire di no al Capo del Governo? Chiediamo, inoltre, che il nostro gruppo dirigente sia coerente e non decida la linea del partito secondo gli umori della stampa o di un sondaggio. Non comprendiamo e giustifichiamo il capo del governo che un giorno afferma che quanto approvato in Parlamento, con voti di fiducia e voti senza un vero ed ampio dibattito parlamentare, sia per la revisione costituzionale che per la legge elettorale (Italicum), non sono rivedibili e se dovesse vincere il NO lui si dimette, ed il giorno dopo minimizza e afferma il contrario e che sono altri che vogliono personalizzare l’esito del referendum e non lui. Così come chiediamo coerenza ai nostri dirigenti ed ai nostri parlamentari che hanno votato “con convinzione” sia le modifiche costituzionali che l’Italicum di non fare marcia indietro perché ne va della loro stessa dignità di rappresentanti dei cittadini. Non sono e non sarebbero un buon esempio per tutti noi. Se prima siete stati “costretti a votare e non eravate d’accordo allora dovete denunciare chi via costretto e per quali motivi; in caso contrario è corretto chiedervi di essere coerenti. In aula esiste la libertà di voto e nessuno può toglierla a chi è, a chi si sente ed a chi rappresenta i socialisti. Non si può cambiare linea e posizione al piccolo stormir di fronda o per convenienza. I risultati delle amministrative di Roma, Torino non sono da insegnamento? Fate in modo di essere orgogliosi della posizione assunta anche molti socialisti non vi hanno compreso. Siate coerenti anche di fronte alle critiche interne; critiche che significano dibattito, scambio di idee e confronto aperto.

Noi compagni “non ubbidienti” riteniamo che ciò sia possibile e continueremo a portare avanti le nostre idee e chiedere un confronto quando ci troviamo di fronte a scelte di questo nuovo ed attuale PD che assumono il significato di voler rafforzare un sistema di potere e non di rottamarlo e notiamo che di fronte a questo si avverte “un grande silenzio” socialista.

Paolo Gonzales

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